IO CI SONO STATO: VERSO LA LUCE…INCONTRO SOLSTIZIALE

IO CI SONO STATO: VERSO LA LUCE…INCONTRO SOLSTIZIALE (21 dicembre 2007)

La sera del 21 dicembre, con un piccolo ma intenso gruppo di persone, ci siamo ritrovati a festeggiare il passaggio attraverso la Porta Solstiziale.

E’ stato un momento molto bello, guidato da una comune voglia di condivisione.

In questa preziosa occasione abbiamo ritualizzato il nostro incontro muovendoci in una meditazione di purificazione e rinnovamento, che ha attraversato i nostri Tre Mondi (quello Inferiore, quello Intermedio e quello Superiore).

Desidero condividere con voi la riflessione finale, di cui vi riporto l’essenza qui di seguito.

“Quando il Sole raggiunge la sua minima declinazione, nel punto di massima distanza dal piano equatoriale, nell’emisfero nord della Terra, si ha il giorno più corto e la notte più lunga dell’anno.

Tutto è pronto a ripartire per un nuovo ciclo, ma l’apparente desolazione e il freddo dell’Inverno sembrano diversamente testimoniare. Il Sole pare abbandonarci ed abbiamo difficoltà a percepire la lenta ripresa delle sue forze. La notte più lunga può disperarci e portarci in contatto con i nostri abissi e le nostre angosce, che ci ancorano alle scorie materiali.

Poiché vediamo solo buio attorno a noi e nessuna luce colpisce i nostri occhi, ci figuriamo che anche nel nostro interno non ve ne sia alcuna e che nella nostra anima regni una specie di oscurità. Ma dobbiamo guardarci dal credere che la nostra anima sia un qualcosa di oscuro e, piuttosto, metterci al lavoro, seguendo il ciclo di rinascita della Luce stessa. Dalla notte più lunga della Terra e dell’Anima, il passaggio che conduce dal “nero” al “bianco” è faticoso, e richiede una profonda preparazione, che passa attraverso la decomposizione del nostro vecchio corpo plumbeo, chiuso nel proprio duro guscio appesantito. All’inizio tutto è confuso, ed è difficile distinguere, ed è il “nero” che pare prevalere. Ma questa “morte iniziatica” è causa di nuova vita. Il seme, sepolto nella terra, prima di originare una nuova pianta deve putrefarsi, e decomporre il suo guscio esterno, lasciando spazio al suo germoglio. Il coraggio di proseguire, rompendo i vecchi schemi, potrà aiutare la nostra luce interiore ad aumentare, proprio come la luce del giorno, mano a mano, guadagna terreno sulla notte.

Imparare a darsi il proprio tempo. Accettare che il rinnovamento sia avvolto da un apparente riposo, lasciando che le profonde energie, nostre e della Terra, si preparino per la crescita rapida che presto arriverà. E’ un vero e proprio atto di fiducia quello che bisogna compiere: accettare un salto nel buio, con la speranza di poter giungere alla piena Luce. Entrare nella grotta, alla ricerca di una nuova uscita.

In questo momento dell’anno è uso ritrovarsi per celebrare insieme momenti conviviali. In molte tradizioni antiche, ma anche attuali, si organizza un banchetto, che viene chiamato agape. L’Agape è un pasto fraterno, con carattere talvolta liturgico, che sottolinea uno stretto legame tra i membri di un gruppo, accomunati da uno stesso ideale. Il pasto in comune potenzia il collegamento profondo e solido fra gli individui.

Il termine greco “agape” significa “amore”, “carità”. Da qui ha preso il senso di banchetto fraterno, momento di comunione, condivisione e carità reciproca.

Massimo il Confessore (580-662) insegnava che Dio è agape, è Uno, senza mai cessare di essere Uno, rendendo, così, Uno coloro che vivono secondo la sua agape, dando loro un solo cuore, anche se sono in tanti”. Agape è, quindi, amore totalmente disinteressato, amore che accoglie, che dona.

Riunirsi per un’agape è più che riunirsi per un banchetto qualsiasi, perché implica una condivisione spirituale fraterna molto più profonda.

Ma perché, in un momento così buio, riunirsi e festeggiare insieme? Nel momento più difficile, pur non dimenticando che il lavoro da compiere, quello più faticoso e duro, è un lavoro individuale, sentire attorno a sé dei compagni di viaggio è qualcosa che riconforta il cuore. Tutti insieme, nella condivisione, unendo le proprie forze, è più facile fare un atto di fiducia. Ognuno passerà da solo attraverso la Porta, ognuno si volterà indietro a guardare, tenendo conto del passato e dell’esperienza, poi volgerà il proprio sguardo in avanti, verso il futuro ed il progresso. Ognuno dovrà farlo da sé, non potrà farlo qualcun altro per lui. Ma spezzare lo stesso pane e sorseggiare il medesimo vino, sfiorare la mano della persona che ti è accanto a cui si passa, e che ti passa, il cibo… tutte queste piccole cose… sono un po’ come accendere insieme piccole luci che penetrano la notte. Così, nel nostro banchetto di S. Giovanni d’Inverno, sostiamo e prendiamo insieme coraggio. Ci sarà ancora molto lavoro e buio nei mesi che verranno, ma noi continueremo a viaggiare… VERSO LA LUCE.”

Lois